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Attualità - Mercoledì, 01 Gennaio 2014 12:59

EDITORIALE - Napolitano ha lanciato i suoi petardi... senza fare rumore

Il discorso del Presidentegiorgio napolitano tn

VOGHERA Serenità e coraggio. Con queste due parole il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha concluso ieri sera il suo tradizionale discorso di fine anno, trasmesso a reti unificate.

LO SHARE CADE A PICCO – Quest’anno la politica ha lasciato spazio ai problemi concreti della gente e, credo, non poteva essere altrimenti. Già è tanta la disaffezione dei cittadini verso la classe politica tutta e forse, ancora peggiore, è la situazione del Presidente stesso, il cui indice di popolarità non ha mai toccato livelli così bassi. Lo share televisivo del discorso di fine anno è sceso dal 66,05% del primo intervento di 8 anni fa, quando fu appena eletto, a poco più del 50% di ieri sera. Più di due milioni di telespettatori persi, da 11 milioni a poco più di 9. E pensare che in Italia, a differenza degli Usa, il Presidente tiene un solo discorso all’anno. Ma la gente è stanca, stanca anche di sentire le solite cose. Nel corso del sette anni il discorso di Napolitano è leggermente cambiato, legandosi alla situazione economica. Se il primo anno parlava di “grande avvenire”, il discorso ha assunto negli anni successivi toni meno trionfalistici, fino ad arrivare al “mea culpa” di ieri sera. Ma forse se il nostro Presidente della Repubblica avesse un po’ di dignità e riuscisse a trasmetterla a tutta la classe politica, proprio il discorso di ieri sera potrebbe segnare una linea di demarcazione netta con il passato. Pensando che c’è un futuro e che questo futuro dovremo costruirlo nel presente.

LA LEZIONE DEGLI ITALIANI – Ascoltando il discorso del Presidente, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata questa. A parole i politici sono tutti bravi. Risolvono tutti i problemi, hanno sempre la ricetta giusta, sanno sempre cosa fare e loro, che hanno creato questa situazione, ci vengono ancora a spiegare che se fosse stato per loro questa situazione non ci sarebbe. Insomma, le parole dei politici sono un po’ come i petardi. Vengono lanciate, fanno il botto ma poi non rimane nulla. Solo fumo. Ieri sera però il Presidente, forse per dimostrare di essere vicino gli italiani, ha pensato bene di leggere alcuni stralci di lettere che gli sono arrivate in tutti questi mesi. Se Napolitano trovasse il tempo di leggerle davvero forse capirebbe molte cose. Gli italiani, quelli in difficoltà, gli hanno dato davvero una bella lezione. Non scrivono al Presidente della Repubblica per avere favori, raccomandazioni o aiuti di vario genere. Hanno preso carta e penna per far sapere al Presidente che loro (giovani, donne, imprenditori, esodati), sono pronti a far la loro parte, sono pronti, come sempre al sacrificio. E sono pronti a sacrificarsi per avere i loro diritti: un lavoro, un sistema fiscale equo e non vessatorio, uno Stato amico. Infatti, Vincenzo, ex industriale delle Marche ora disoccupato, scrive: “Sono stato imprenditore fino al 2001 (un calzaturificio con 15 dipendenti) ed in seguito alla sua chiusura sono stato impiegato presso altri calzaturifici. Attualmente sono disoccupato... Di sacrifici ne ho fatti molti, e sono disposto a farne ancora. Questo non spaventa né me né i nostri figli.". Ma aggiunge: "Non può essere che solo noi «semplici cittadini» siamo chiamati a fare sacrifici. FACCIAMOLI INSIEME. Che comincino anche i politici".
Buon anno Signor Presidente!

Andrea PESTONI

 

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