Le prime parole di Visca
VOGHERA Una trattativa-lampo sfociata in un accordo che offre a Fabio Visca “un enorme opportunità”, come la definisce lo stesso tecnico ligure, cervello e capitano della Voghe a cavallo tra la metà e la fine degli anni '90, periodo culminato con la vittoria del campionato di D nel '96.
ORMAI NON CI SPERAVO PIU’ - Con Antonio Sala in panchina, seguita poi da tre stagioni in C2 prima della retrocessione patita nel '98-99. “Il Voghera ce l'ho nel cuore, ho passato degli anni meravigliosi, che non potrò mai dimenticare. Ho vissuto con tristezza quanto è successo alla Voghe negli ultimi tempi e ne sono fortemente dispiaciuto, ma questa società che si è insediata da poco non ha colpe per quello che è accaduto” racconta con sincerità Fabio Visca che ha colto al volo questa proposta offertagli dallo staff dirigenziale dell'OltrepoVoghera. Una chiamata arrivata quando ormai non ci sperava più: “Con la società della Gaviese, abbiamo lasciato una porta aperta per eventuali contatti da club di categoria superiore, ma giunti a questo punto, non ci speravo più. C'era stato qualche abboccamento con Derthona e Villavernia, ma non si è andati oltre , poi è arrivata la telefonata dell'OltrepoVoghera e non ci ho pensato un attimo”.
CONTATTATO DALLO STESSO FASCE - Visca racconta di una telefonata ricevuta da Giovanni Fasce, il tecnico che ha dato l'addio all'OltrepoVoghera per ragioni personali, spalancando di fatto le porte a Fabio Visca:“Mister Fasce mi ha allenato e ci conosciamo molto bene, ci ha tenuto a farmi un in bocca lupo per questa avventura”. Dopo la prima esperienza come allenatore nel campionato di Promozione alla guida della Gaviese, il giovane tecnico genovese d'origine, ma residente a Tortona, è pronto a iniziare un nuovo percorso professionale con tanto entusiasmo. “Già in campo mi piaceva dare consigli ai compagni , poi dopo una lunga carriera da calciatore (conclusa due anni fa, ndr) ho deciso di prendere il patentino di allenatore e ho cominciato con la Gaviese nella passata stagione, dove abbiamo fatto bene , considerando i mezzi che avevamo. Non ho un modello di mister da seguire , ne ho avuti tanti in carriera e ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa, da Cagni a Bagnoli , quello con cui mi son trovato meglio è stato certamente Sala. Detto questo, sarebbe sbagliatissimo cercare di imitare qualcuno, ogni allenatore deve avere un proprio stile e metterci qualcosa di suo”. Il neo tecnico oltrepadano conosce alcuni giocatori della rosa che avrà a disposizione e mostra le idee chiare in merito al disegno tattico che vorrà proporre: “Alcuni ragazzi li conosco e altri li scoprirò durante il ritiro, credo che comunque l'organico sia di buon livello e mi permetta di impostare il mio modulo di base, che sarà il 4-3-3. Aldilà del sistema di gioco, quello che conta maggiormente è la partecipazione di tutti alla fase offensiva e a quella diensiva”.
Alessandro QUAGLINI